“Parole Evolute” Recensione del libro di Sonia Scarpante

La recensione di “Unione Femminile Nazionale” a cura di Eleonora Cirant

Sonia Scarpante tiene da diversi anni corsi di scrittura autobiografica, dopo averne sperimentato in prima persona il potenziale terapeutico in relazione all’evento sconvolgente della malattia e della successiva guarigione. Questo libro nasce dalla sua esperienza e si offre come un vademecum per il lavoro di gruppo, come guida dunque per la costituzione e lo svolgimento di gruppi di scrittura terapeutica.

Il lavoro di gruppo, infatti, fonda il metodo di scrittura autobiografica descritto dall’autrice. Si tratta di una tecnica che prevede diverse fasi, in cui la scrittura in dialogo con se stesse / se stessi si alterna alla condivisione con gli altri. Come ogni altra tecnica, anche quella della scrittura autobiografica è riproducibile e non richiede talenti innati ma dedizione. Come ogni altra tecnica, si può apprendere. Le scritture presentate in questo libro, raccolte dall’autrice durante i lavori di gruppo, ne sono prova ed esempio.

Non bisogna saper scrivere bene, dunque, per iniziare questo percorso. La virtù richiesta è il coraggio. Si tratta infatti di un lavoro di scavo che ci mette faccia a faccia con le angolature più oscure del sé, con i nodi irrisolti, con le faccende del passato che abbiamo messo sotto il tappeto. La materia prima di questo lavoro capillare sono le relazioni affettive, a partire dal rapporto con i propri famigliari.

La scrittura autobiografica è lavoro di pulizia, dunque, e di svelamento. Gli ostacoli non mancano, avverte Sonia:

Come essere umani, sempre bisognosi di conferme e rassicurazioni, l’affacciarsi sul mondo interiore significa spesso gettare uno sguardo tremante in una caverna senza fondo, addentrarvisi senza il supporto di solide certezze, spogliandosi all’ingresso di tutto ciò che, per anni, per decenni, è stato il nostro assestamente psichico (p. 31).

La forma epistolare si presta a sciogliere il “panico” da foglio bianco e a lasciar fluire emozioni e ricordi, ad entrare in contatto con se stessi. La condivisione in gruppo, realizzata attraverso la lettura, alimenta il desiderio di scrivere, la solidarietà reciproca e l’ascolto. Il confronto con i grandi, scrittori e scrittrici, aiuta ad andare a fondo nella comprensione.

Ascoltiamo il resconto/racconto degli altri per meglio capire come organizzare il nostro, affinché si possa dare un ordine logico, e per noi stessi credibile, al groviglio di sogni e fragilità che, coscienti o no, ci siamo coltivati dentro così a lungo da identificarli, oggi, con la nostra stessa personalità (p. 195).

L’autrice spiega anche come il metodo autobiografico possa liberare energie creative che non ci si rendeva conto di avere in serbo.

Spiega, inoltre, come la scrittura possa co-adiuvare le terapie farmacologiche in caso di malattia. La scrittura come farmaco, dunque, di cui la medicina dovrebbe appropriarsi per accedere ad una cura della persona che tanto fatica ad affermarsi.

Eleonora Cirant

 

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