“La scrittura è fatica, sollievo, nutrimento, spaesamento, trascendenza. Il suo esercizio quotidiano ci solleva dalla vita e dal suo iter usuale e ci sazia come il pane di cui abbiamo bisogno per vivere. La scrittura ci rende forti, altruisti, provocanti e generosi. Ci commuove e ci adira. Ci nobilita. La scrittura gioca con noi tutte le emozioni della vita. Calarci in quelle emozioni significa rigenerarci. Non abbiate resistenze, perché la penna fa il resto.”
Sonia Scarpante
La Scrittura Terapeutica
“La Scrittura è una lunga introspezione, è un viaggio verso le caverna più oscure della coscienza, una lenta meditazione”
A partire da questa riflessione di Isabelle Allende si può arrivare a parlare di scrittura terapeutica come pratica filosofica del vivere, in cui la forza della scrittura ha il potere catartico di sanare le ferite, di sciogliere i “nodi”, di mettere a fuoco l’interiorità nelle sue molteplici sfaccettature per riuscire a portare maggiore distanza da episodi della vita che ci hanno particolarmente toccato o fatto soffrire.
Da un’esperienza individuale e soggettiva si giunge insieme, per riprendere un’espressione cara a Eugenio Borgna, ad una “comunità di destino e di cura”, dove il narrare di sé diviene disciplina indirizzata alla condivisione etica, alla riflessione su ciò che è essenziale nell’uomo e che è in grado di aprire al soggetto un orizzonte salvifico, o quanto meno di viva speranza.
Il lavoro di gruppo, infine, attraverso l’esperienza formativa della scrittura, man mano che il lavoro si dipana, consente di sentire meno gravoso il peso di vivere, restituisce un pensiero più libero, fondamentale per fare intravedere il cambiamento come possibile.