di Mariarita Giannattasio
Nella nostra esistenza capita di imbatterci, per scelta o per destino, in esperienze che si attraversano, che si sorvolano, che si sfiorano appena; e poi ci sono esperienze che si vivono perché diventano nutrimento per l’anima, seme fertile per lavorare la terra incerta ed argillosa della nostra interiorità fino a trasformarla in materia nuova, viva, pulsante di luce capace di raggiungere le corde segrete del nostro essere.
Il master di scrittura terapeutica tenuto da Sonia Scarpante è stato percorso formativo che si è fatto ESPERIENZA concreta, reale, profonda e simbolica della mia storia personale.
L’etimologia greca della parola esperienza è rivelatrice in tal senso: in greco il termine esperienza indica la capacità del soggetto di “saggiare” la realtà all’interno.
La scrittura terapeutica mi ha permesso di entrare all’interno della memoria, della mia storia di vita, dei sentieri del dolore e dei desideri che mi abitano, per esplorarne gli angoli nascosti, i nodi e le gemme celati dietro gli scogli, fino ad arrivare a scorgere il paesaggio oltre il confine, l’orizzonte di senso oltre la paura, la possibilità oltre le certezze comode ed incrollabili.
Ognuno di noi costruisce nel tempo una immagine interiorizzata di sé e del proprio cammino esistenziale, e resta aggrappato a quest’immagine per paura di entrare in contatto con la propria interiorità, con le tracce dell’irrisolto e delle ferite identitarie e relazionali che ci portiamo dentro.
E quando ci si allontana dall’ascolto autentico della nostra anima, si può correre il rischio di sentirsi gli unici detentori di un dolore indicibile, che appartiene solo a noi e che non può essere raccontato, rivelato, nemmeno a noi stessi perché rischia di travolgerci, né tanto meno può essere condiviso.
Mi vengono in mente le parole di Jan Patocka che nel suo testo “Saggi eretici”(Einaudi, Torino, 2005), ha scritto: “ l’uomo deve lasciar crescere dentro di sé l’inquietante, l’inconciliabile, l’enigmatico, ciò da cui la vita comunemente intesa si distacca per passare all’ordine”.
Solo chi avverte la sua incompletezza, come dice Sartre, “si sente ansiosamente posto verso i propri possibili”, può ricercare il senso della propria storia, il dialogo con se stesso e con gli altri.
Pormi verso i miei possibili…. Questa è l’opportunità che il master in scrittura terapeutica mi ha permesso di sperimentare.
Attraverso un percorso strutturato nella scrittura delle lettere legate ai temi universali dell’esistenza, alle figure di riferimento affettive, alle asperità che albergano nascoste dentro di noi, Sonia ci ha condotte con animo attento e competente ed infinita umanità e discrezione, a toccare gli spazi nascosti dentro di noi, a togliere il velo del falso equilibrio, per trasformare il nostro vissuto in nuova rilettura degli eventi e degli incontri che hanno scandito la nostra esistenza, fino a riconquistare, scritto dopo scritto, parola dopo parola, lo sguardo di tenerezza e riconciliazione su noi stessi e sugli altri.
La scrittura mi ha consentito di raccontare ed ascoltare le vibrazioni dell’anima, il suo continuo chiudersi e dischiudersi, di perdere l’onnipotenza del pensiero difensivo e razionale, per tornare a sentire con ascolto umile, aperto, accogliente, non controllante, non giudicante.
Il master ha rappresentato un richiamo fecondo e potente a fermarmi, a stare e sostare in me, per conoscermi in profondità, per dialogare con le mie zone d’ombra, per depotenziare il senso di fallimento e di colpa ed energizzare le risorse positive, la capacità di perdonarsi e perdonare, per costruire una trasformazione dei blocchi emotivi in nuovi inizi, in nuovi cammini; entrare dentro se stessi, uscire da se stessi, condividere con il gruppo i propri vissuti, per poi tornare a sé con l’anima alleggerita, la consapevolezza che nulla è immutabile, ma tutto può essere trasformato in uno spazio altro, dotato di senso e significato, dove il rancore e l’incomprensione verso eventi e persone che hanno segnato la nostra vita, lasciano il posto alla percezione nuova che ogni relazione umana porta inscritta dentro se stessa la fragilità e la complessità, che non possiamo cambiare ciò che è avvenuto, ma possiamo sicuramente decidere cosa fare con ciò che abbiamo compreso e conosciuto di noi stessi, per trovare un nuovo modo di abitare l’esistenza.
La scrittura mi ha permesso di camminare dall’interno all’esterno e viceversa; la mia realtà interiore ha preso forma mentre veniva scritta, e scrivendosi si è trasformata.
Questa trasformazione è stata un’avventura condivisa; accanto a me ad ogni passo, c’è stato il gruppo delle mie compagne di viaggio; non ci siamo mai toccate le mani, ma ci siamo toccate l’anima, con autentico interesse l’una verso l’altra, ognuna con i suoi tempi, con la propria personale scrittura, con la personale storia di vita, con i propri fantasmi e con i propri tesori.
Abbiamo tracciato una mappa comune per incontrarci e riconoscerci, per raccontarci e consegnare l’una nelle mani dell’altra ciò che siamo. Ed in questa condivisione, in questa vicinanza, in questa comune ricerca di autenticità i vissuti hanno cambiato corpo, i lineamenti si sono distesi, la terra inaridita è divenuta pronta a germogliare . E nel momento in cui ci siamo sentite vincibili, siamo state pronte a rinascere.
Joseph Campbell ha scritto: “ il privilegio di una vita è essere chi tu sei”.
Il master in scrittura terapeutica è stato un passo in questa direzione; un passo che ha lasciato impronta solida e terreno sul quale proseguire il cammino.
Ritorno
Chi sono io,
persa in frammenti di cielo
che accoglie i miei passi incerti
l’ombra di me stessa
si cela al mio stesso cuore;
quante volte dovrò rinascere
per essere intera
il dolore ha il volto del proibito
ma nella parola
l’imperfezione dell’anima
diventa possibile
la penna svela
il giardino segreto,
l’inchiostro diventa sorgente
nelle mie vene
scrivo per perdermi non per arrivare
la memoria si veste di inatteso
la scrittura è una danza dell’anima
finalmente stanotte
verrò a prendermi.