Sarà importante riuscire a dare parola alle sofferenze di questa esperienza drammatica che stiamo vivendo tutti con il coronavirus. Per tutti noi questo evento segnerà un prima e un dopo perché la nostra vita non sarà più la stessa e avremo bisogno di trovare tante e diverse parole per elaborare i lutti.
I lutti che stiamo vivendo sono di tipo diverso ma sempre impegnativi per sforzo emotivo e per fatica personale. Si parla di lutto per gli operatori sanitari che vivono la paura del paziente come la loro stessa paura, in aggiunta il timore poi di diventare soggetti di contagio nell’ambito delle stesse famiglie. Di lutti ancora per gli operatori che si trovano anche di fronte a scelte inchiodanti come ad esempio quella di scegliere di lasciare morire persone che arrivano a stadi della malattia implosivi e difficilmente recuperabili, per concentrare le risorse e gli sforzi nella Cura di chi è più forte con sensi di colpa derivanti insostenibili e di forte entità paralizzante. Per arrivare a situazioni assurde con denunce di famigliari che non si sono sentiti sufficientemente sostenuti e accompagnati nel percorso della perdita senza sapere, spesso, che dietro a quel medico spesso viene a mancare una struttura di garanzia che non sa adeguatamente prendere le giuste misure, le precauzioni investendo sul capitale umano e sulla prevenzione per scongiurare pericoli di contagio.
Si parla di lutti non elaborati perché in molti casi è mancato il tempo della consapevolezza; persone che ci lasciano in fretta senza darci il tempo di proferire parola, di riservare al gesto l’ultimo commiato. Quel dolore va trasformato attraverso un atto condiviso, una parola consegnata ad un foglio bianco perché tenerlo in sé rappresenta un rischio perché la sofferenza si deposita, acuisce i nostri sensi di colpa, spezza qualsiasi buon proposito di accettazione..
Bisogna trasformare quelle emozioni negative in opportunità , in scambi vicendevoli per riuscire a superare le nostre finitezze, la pochezza personale che ci mette di fronte alla nostra impotenza e fragilità.
L’importanza dell’elaborazione va affrontata e intesa come valido supporto alla nostra salute mentale e fisica. Temiamo di affrontare le nostre paure e quel dolore perché sappiamo bene che dal punto di vista emotivo ci vuole coraggio ed aderenza per affrontare noi stessi ma è l’unica strada percorribile per poter trasformare nel tempo questo trauma in opportunità e per sentirci meno soli e i nostri cari a noi più vicini.
Sonia Scarpante, Presidente Associazione La Cura di Sé