La lettera di Franca
E se il prossimo fossi io ?
Ieri sera il corona virus è arrivato dietro la mia porta. Per la prima volta il brivido della morte mi ha attraversato. Ho capito che nessuno di noi può sentirsi al sicuro.
Nel mio condominio sono venuti a mancare due persone. Una mamma ultraottantenne e suo figlio sessantenne mentre il padre di 92 anni è in quarantena e al momento sta benino.
Questa sembra una scena Biblica dove viene raccontato che nel giudizio finale due persone verranno prese e una lasciata.
E se la prossima fossi io? Ho ripensato alla mia infanzia, alle sue fiabe. In ogni fiaba che si rispetti c'è sempre un eroe che parte per liberare la fanciulla prigioniera del mostro cattivo.
Parte ben armato e protetto, pronto ad affrontare qualsiasi pericolo. Dovrà superare molte prove prima di arrivare dove la fanciulla è tenuta prigioniera. Le sue armi e la sua possente armatura lo vedranno vincitore di molte battaglie ma arriverà alla meta che avrà consumato ogni cosa e allo stremo delle forze.
Dovrà rinunciare alla sua impresa? Non ha più nessun strumento per superare la prova finale. A quel punto la resa. Deve chinare il capo e piegarsi su se stesso, con umiltà accettare la sua sorte. Ma è proprio nel momento in cui tutto sembra perduto, quel gesto lo riporta al centro di se stesso, dove dimora la sua forza più forte di qualsiasi arma. Capirà di essere invincibile e combatterà la sua ultima battaglia sapendo che nessun male lo potrà danneggiare adesso che ha recuperato la sua vera natura. Il male agisce sulle nostre paure, sulle nostre rinunce, sull'arroganza di possedere armi micidiali che non solo non ci rendono immortali ma ci autodistruggono. La missione del nostro eroe era dettata da un ideale molto grande, salvare la fanciulla che poi avrebbe amato. Rialza la testa il nostro eroe, il nemico è scomparso. La fanciulla gli sta accanto, mano nella mano riprenderanno la strada di casa. Noi inconsapevoli di noi stessi delle nostre capacità percorriamo la nostra vita fluttuando nel vuoto. Ci affidiamo sempre a qualcuno o qualcosa per affrontare le nostre prove. Ma il corona virus ci sta dicendo
che non teme le nostre reazioni, ma teme la nostra autenticità. Teme che noi recuperando la nostra identità annulliamo la sua presenza. E' arrivato per noi tutti il momento della resa non al male ma al nostro sé che potrà finalmente esprimersi e riportarci a casa a vivere per sempre felici e contenti. E non da soli.
Franca